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Idranti Antincendio: guida completa a tipologie, utilizzo e normative

Aggiornamento: 9 ott

Gli idranti antincendio sono presidi fondamentali nella strategia di protezione attiva. Consentono di disporre rapidamente di grandi quantità d’acqua per spegnere un incendio nascente o contenere un rogo fino all’arrivo dei Vigili del Fuoco. La loro presenza, però, non è casuale: deriva da un’attenta valutazione dei rischi d’incendio (d.lgs. 81/2008), da una progettazione accurata e dall’osservanza di norme tecniche che ne disciplinano posizione, caratteristiche e prove di funzionamento. In questa guida – rivolta a professionisti della prevenzione incendi – vengono descritti i diversi tipi di idranti, le differenze rispetto ai naspi, il funzionamento operativo, gli obblighi normativi e i criteri di progettazione, le attività di manutenzione e l’integrazione con gli altri sistemi di protezione.



Classificazione degli idranti antincendio


La norma UNI 10779:2021 distingue gli idranti in base alla loro collocazione e al tipo di alimentazione. Ogni tipologia ha caratteristiche costruttive e requisiti di prestazione differenti.


  • Idranti soprasuolo (a colonna)

Gli idranti soprasuolo sono installati all’aperto, con il corpo emergente dal terreno. Realizzati in ghisa o acciaio verniciato rosso, presentano una testa con attacchi rapidi DN 70 (o DN 45 a seconda del progetto). Sono collegati alla rete idrica antincendio pubblica o a una riserva dedicata e devono essere installati in posizione ben visibile. Secondo la norma, un fabbricato o un’area all’aperto si considera protetta se ogni punto è raggiungibile dal getto d’acqua di almeno un idrante; nelle reti ordinarie la distanza geometrica massima fra l’idrante e ogni punto dell’area protetta non deve superare 20 m. Per gli idranti soprasuolo e quelli sottosuolo all’esterno, la distanza reciproca massima è 60 m.




idranti soprasuolo (a colonna)

  • Idranti sottosuolo



Idranti sottosuolo

Gli idranti sottosuolo (detti anche “idranti a pozzetto”) sono alloggiati in un vano interrato protetto da un coperchio ribaltabile. La loro collocazione a livello del piano di calpestio consente di evitare intralci alla viabilità o danni accidentali. L’apertura del coperchio e l’azionamento della valvola richiedono l’utilizzo di una chiave dedicata, per cui i tempi di intervento sono leggermente superiori rispetto ai soprasuolo. Le prestazioni idrauliche sono le medesime: portata tipica 250–300 l/min con pressione residua ≥ 3 bar.


  • Idranti a muro

Gli idranti a muro sono installati all’interno di edifici (capannoni industriali, autorimesse, teatri, centri commerciali) e comprendono una colonna montante alimentata permanentemente, una manichetta flessibile DN 45 e un rubinetto di intercettazione. Devono essere posizionati in modo che ogni parte del piano sia raggiungibile dal getto d’acqua: la UNI 10779 prescrive che la distanza geometrica massima tra l’idrante o il naspo e ogni punto dell’area protetta sia 20 m e che la tubazione flessibile dell’idrante a muro abbia lunghezza massima 25 m (30 m per i naspi). Nei fabbricati a più piani devono essere installati idranti a ogni livello. Gli idranti a muro sono conformi alla norma EN 671‑2; devono essere marcati CE e contraddistinti da un coefficiente di erogazione K che lega la portata alla pressione.






Idranti a muro

  • Idranti soprasuolo e naspi per reti all’aperto


Idranti soprasuolo e naspi

Per aree esterne con estensione significativa (parchi industriali, depositi all’aperto, parcheggi) si prevede una rete di idranti soprasuolo o sottosuolo con distanze maggiori: la norma consente che la distanza reale massima dall’idrante o dal naspo a ogni punto dell’area sia 45 m se la rete impiega idranti a colonna o a pozzetto e 30 m se utilizza idranti a muro o naspi. Questi presidi devono essere facilmente accessibili, segnalati con cartelli conformi alla UNI EN ISO 7010 e protetti da urti o ostruzioni.



Differenze tra naspi e idranti

Idranti e naspi svolgono entrambi la funzione di fornire acqua per l’estinzione, ma differiscono per caratteristiche costruttive, prestazioni e ambito d’uso.


  1. Dimensioni e portate

    • Naspi: sono costituiti da una tubazione semirigida avvolta su un tamburo, con diametro DN 19–25 e lunghezza 20–30 m. Erogano portate inferiori (35–60  l/min) con pressioni di esercizio ≥ 2 bar, quindi sono adatti a piccoli focolai di classe A in fase iniziale.

    • Idranti: utilizzano manichetta DN 45 (lunghezza 20–25 m) collegata a bocche DN 70; secondo la UNI 10779 le portate minime sono di 120 l/min per ciascun idrante a muro con pressione residua di 2 bar per il livello 1 (protezione interna), 3 idranti a muro da 120 l/min a 2 bar per il livello 2 e 4 idranti a muro da 120 l/min a 2 bar per il livello 3. Per la protezione esterna, le reti devono garantire 300 l/min a 3–4 bar mediante bocche DN 70.

  2. Ambito di utilizzo

    • I naspi sono destinati ad ambienti a basso rischio (uffici, locali di medie dimensioni) dove un addetto può intervenire rapidamente su un piccolo principio di incendio senza richiedere indumenti protettivi specifici.

    • Gli idranti sono progettati per interventi più impegnativi; vengono utilizzati dagli addetti antincendio formati o dai Vigili del Fuoco con protezioni idonee. Richiedono un’alimentazione idrica più robusta e fanno parte di reti dimensionate sulla base del carico d’incendio e dell’affollamento della struttura.

  3. Progettazione impiantistica

    La UNI 10779 distingue tre livelli di pericolosità (1, 2 e 3) in funzione del rischio e dell’entità dell’area da proteggere. Per ciascun livello stabilisce il numero di idranti e le portate totali richieste. Gli impianti devono essere progettati per la massima affidabilità; la norma raccomanda di realizzare reti ad anello con almeno tre valvole e di mantenere separate le reti esterne da quelle interne, in modo da isolare un settore in caso di danneggiamento. Gli attraversamenti di pareti tagliafuoco e i punti soggetti a gelo o a sollecitazioni sismiche devono essere attentamente considerati.

  4. Funzionamento idraulico e uso operativo

    Dal punto di vista idraulico, l’idrante è l’interfaccia tra la rete di distribuzione dell’acqua (pubblica o privata) e il dispositivo di spegnimento (manichetta e lancia). Il corretto impiego prevede:

    • Apertura della valvola di intercettazione – La valvola dell’idrante mantiene la conduttura chiusa fino al momento dell’intervento. La rotazione del volantino (o l’utilizzo della chiave nei sottosuolo) apre l’alimentazione idrica.

    • Collegamento della manichetta – L’addetto collega la manichetta DN 45 al raccordo Storz DN 70 (o DN 45) e si assicura che le guarnizioni siano efficienti. Per i naspi, la tubazione è già avvolta nel tamburo.

    • Regolazione della pressione e della portata – La rete deve garantire le pressioni residue previste dal livello di rischio (≥ 2 bar per la protezione interna e 3–4 bar per l’esterno). Durante i collaudi si eseguono misurazioni della portata e della pressione residua mediante idrante di prova.

    • Erogazione del getto – Una volta alimentata la manichetta, la lancia viene orientata verso la base delle fiamme. L’operatore modula il getto (pieno per l’attacco iniziale, nebulizzato per proteggere superfici circostanti) e avanza in sicurezza.


    L’utilizzo degli idranti richiede addestramento. Gli addetti antincendio devono frequentare corsi di livello 2 o 3 previsti dal D.M. 2 settembre 2021 (aggiornati dal D.M. 13 settembre 2024 che posticipa al 25 settembre 2025 l’obbligo di qualificazione dei manutentori) e partecipare a prove pratiche periodiche.



Quadro legislativo

  • D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro): impone al datore di lavoro di valutare il rischio d’incendio, individuare misure di prevenzione e predisporre adeguati mezzi di estinzione (estintori, idranti, sistemi automatici). La valutazione dei rischi e la scelta delle misure fanno parte del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

  • D.M. 3 settembre 2021 (cosiddetto “Decreto impianti”): stabilisce i criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro. L’Allegato I definisce i requisiti minimi per gli impianti idrici antincendio; i presidi devono essere posizionati a non più di 4 m dal confine dell’area da proteggere, garantire pressioni residue di almeno 2,5 bar e portate minime di 150 l/min in interno e 250 l/min in esterno. Il decreto richiama espressamente l’applicazione della UNI 10779 per la progettazione delle reti idranti.

  • UNI 10779:2021 – Norma tecnica di riferimento per la progettazione, l’installazione e l’esercizio delle reti di idranti. Non stabilisce quando installare le reti (decisione che deriva dalla valutazione del rischio e dalle regole tecniche verticali), ma fissa i requisiti costruttivi e prestazionali minimi. La norma distingue tre livelli di pericolosità e definisce il numero di apparecchi erogatori, le portate e le durate di erogazione richieste. Il posizionamento degli apparecchi deve garantire che ogni punto dell’area protetta sia raggiungibile con 20 m di distanza e con tubazioni di lunghezza adeguata.

  • UNI EN 671‑2 e UNI EN 671‑1 – Standard europei che regolano rispettivamente gli idranti a muro con tubazioni flessibili e i naspi con tubazioni semirigide. Entrambi richiedono la marcatura CE degli apparecchi e specificano il coefficiente di erogazione K che lega la portata alla pressione.

  • D.M. 13 settembre 2024 – Modifica il D.M. 1 settembre 2021 (“Decreto Controlli”), prorogando al 25 settembre 2025 l’obbligo di qualificazione dei tecnici manutentori e consentendo una valutazione più flessibile per chi ha almeno tre anni di esperienza. Per i professionisti significa che, fino a tale data, la manutenzione degli idranti e degli altri sistemi antincendio può essere affidata anche a tecnici non ancora iscritti al nuovo elenco nazionale, purché competenti.

  • Altri aggiornamenti settoriali: il D.M. 13 agosto 2024 introduce la “regola dell’arte” per gli impianti di sicurezza negli impianti sportivi, sostituendo riferimenti a norme ormai superate; il D.M. 20 giugno 2025 disciplina le gallerie stradali extra TEN‑T, stabilendo nuove prescrizioni su vie di esodo e resistenza al fuoco.



Progettazione secondo UNI 10779

La progettazione della rete idranti richiede un iter strutturato:

  1. Classificazione del livello di pericolosità – In base all’analisi del carico d’incendio, della destinazione d’uso e dell’affollamento, si determina se l’edificio rientra nel livello 1 (basso rischio), 2 (medio) o 3 (alto). La classificazione stabilisce il numero di idranti e la durata minima di erogazione.

  2. Posizionamento degli apparecchi erogatori – Ogni punto deve essere raggiunto con una distanza massima di 20 m; negli edifici multipiano gli idranti devono essere installati a ogni piano. Le tubazioni flessibili degli idranti a muro non devono superare 25 m (30 m per i naspi). All’aperto, la distanza reale massima dall’idrante o naspo a ogni punto della superficie protetta è 45 m (idranti soprasuolo/sottosuolo) o 30 m (idranti a muro/naspi).

  3. Layout delle tubazioni – La norma raccomanda di privilegiare reti ad anello (maglie chiuse) con almeno tre valvole, per garantire alimentazioni ridondanti. Le reti interne ed esterne devono essere distinte, in modo che un guasto interno non comprometta la protezione esterna. Devono inoltre essere previste protezioni contro gelo, corrosione e sollecitazioni sismiche.

  4. Calcolo idraulico – Si dimensionano i diametri delle tubazioni, le perdite di carico e le pompe di pressurizzazione affinché la portata e la pressione residua siano garantite in contemporanea da tutti gli apparecchi previsti. Per i livelli 1–2–3 sono richieste portate minime di 120–120–120 l/min per ciascun idrante a muro con pressioni di 2–2–2 bar; per la protezione esterna i requisiti salgono a 300 l/min con pressioni di 3–4 bar.

  5. Scelta dei materiali – Le tubazioni possono essere in acciaio zincato, inox o in polietilene ad alta densità certificato per uso antincendio. Le valvole devono essere in ghisa o ottone e le manichette in tela spalmata in poliuretano. Tutti i componenti devono essere marcati CE secondo i regolamenti europei e conformi alle norme EN 671-1/2.



Manutenzione e controlli periodici

La manutenzione garantisce che gli idranti siano efficienti quando servono. Il D.M. 10 marzo 1998, ancora citato nelle linee guida ministeriali, prevede che tutte le misure di protezione antincendio siano soggette a sorveglianza, controlli periodici e manutenzione. Le definizioni contenute nel decreto chiariscono:

  • Sorveglianza – controllo visivo per verificare che l’attrezzatura sia nelle normali condizioni operative, facilmente accessibile e senza danni evidenti. Può essere eseguita dal personale presente, dopo adeguate istruzioni.

  • Controllo periodico – insieme di operazioni da effettuarsi almeno semestralmente per verificare la completa funzionalità delle attrezzature. Nel caso degli idranti a muro o soprasuolo, include l’apertura della valvola, la verifica dell’alimentazione idrica, la prova della lancia e la misurazione della portata e della pressione residua.

  • Manutenzione – intervento finalizzato a mantenere in efficienza l’impianto. La manutenzione ordinaria si svolge in loco con strumenti di uso corrente (sostituzione di guarnizioni, lubrificazione dei meccanismi), mentre la manutenzione straordinaria prevede la sostituzione o la revisione completa di componenti e può richiedere l’impiego di attrezzature particolari.


Il decreto stabilisce inoltre che il datore di lavoro è responsabile del mantenimento dell’efficienza delle attrezzature di protezione antincendio e che la sorveglianza, i controlli periodici e le manutenzioni devono essere svolti da personale competente e qualificato. I risultati devono essere registrati in un apposito registro delle manutenzioni e conservati per eventuali verifiche da parte dei Vigili del Fuoco o dell’organo di vigilanza.


In sintesi, una buona prassi include:

  • Sorveglianza mensile a cura del personale interno: verifica dell’accessibilità, dell’integrità dei sigilli e dello stato apparente della manichetta.

  • Controllo semestrale da parte di tecnico qualificato: prova di erogazione, misurazione di portata e pressione, verifica del corretto riavvolgimento delle manichette, controllo delle valvole e delle guarnizioni.

  • Revisione completa ogni 5 anni: smontaggio e ispezione delle tubazioni e delle valvole, eventuale sostituzione di componenti usurati, prova idrostatica delle manichette.


Vigile del fuoco con idrante


Integrazione con altri presidi antincendio

Gli idranti non costituiscono un sistema isolato ma operano in sinergia con altri mezzi di protezione attiva e passiva:

  • Estintori portatili: indispensabili per i piccoli focolai in luoghi dove l’idrante non è immediatamente raggiungibile. Devono essere collocati in posizioni visibili e segnalati secondo la UNI EN ISO 7010. In particolare, gli estintori a polvere o CO₂ – di cui trovi una guida dettagliata in “Estintori: guida completa” – sono fondamentali per i focolai iniziali in spazi chiusi o in punti in cui l’idrante non è immediatamente raggiungibile.

  • Impianti sprinkler e sistemi a schiuma: sono dispositivi automatici che intervengono precocemente. La UNI EN 12845 regola gli impianti sprinkler; se l’edificio dispone di sprinkler, le portate richieste alla rete idranti possono essere ridotte (livelli 2 e 3).

  • Sistemi di rivelazione e allarme incendi: i rivelatori di fumo, calore e fiamma consentono di individuare l’incendio nelle fasi iniziali; l’attivazione del sistema di allarme avvisa gli occupanti e consente al personale addestrato di prepararsi all’utilizzo degli idranti.

  • Illuminazione di emergenza e vie di esodo: la progettazione delle vie di fuga e dell’illuminazione di sicurezza deve garantire l’evacuazione rapida e sicura. Il D.M. 10 marzo 1998 prevede che le vie di uscita e la relativa segnaletica siano mantenute libere ed efficienti; la sorveglianza deve assicurare che le porte si aprano facilmente e che le indicazioni siano visibili anche in caso di emergenza.

Un sistema di protezione antincendio efficace richiede quindi una visione integrata: gli idranti forniscono acqua in quantità, gli estintori permettono un intervento immediato, gli impianti automatici agiscono senza l’intervento umano, e l’organizzazione delle vie di esodo consente alle persone di abbandonare rapidamente l’edificio.



Conclusione

La progettazione e la gestione degli idranti antincendio costituiscono un elemento chiave della sicurezza antincendio. La normativa tecnica UNI 10779:2021 stabilisce criteri stringenti per il posizionamento, la portata e la pressione degli idranti, assicurando che ogni punto dell’area protetta sia coperto e che l’impianto garantisca l’affidabilità richiest. Le distanze massime (20 m negli ambienti interni e 60 m tra idranti esterni) e le lunghezze delle manichette (25 m per gli idranti a muro, 30 m per i naspi) devono essere rispettate.

Dal punto di vista legislativo, il datore di lavoro deve integrare i presidi antincendio nella valutazione del rischio e garantire l’efficienza degli impianti tramite sorveglianza, controlli periodici e manutenzione ordinaria e straordinaria. Le recenti novità normative (D.M. 13 settembre 2024 e D.M. 13 agosto 2024) prolungano i termini per la qualificazione dei manutentori e aggiornano i riferimenti normativi, mentre il D.M. 20 giugno 2025 introduce regole specifiche per le gallerie stradali.

Investire in una rete idranti progettata correttamente, mantenuta con rigore e integrata con gli altri sistemi di protezione significa tutelare la vita delle persone e salvaguardare il patrimonio. Ogni professionista antincendio dovrebbe assicurarsi che tali impianti non siano semplici adempimenti ma strumenti realmente efficaci nel contrastare l’incendio.


Se desideri una consulenza su misura per la progettazione, l’installazione o la manutenzione del tuo sistema antincendio, lasciaci un commento o contattaci direttamente!

iscritto presso il Collegio dei Geometri della Provincia di Roma con n. 11421 ed inoltre inserito nell'elenco di cui alla legge 07.12.1984 n. 818, con codice di identificazione G01199, abilitato ad emettere certificazioni di Prevenzione Incendi di cui agli artt. 1 e 2 del D.M. 25.03.1985

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